Il Comune di Massarosa

Viste dall’alto le colline del comune di Massarosa sembrano disegnare, nel loro ondulato stendersi verso la riviera versiliese, le forme di tanti piccoli golfi, insenature, anse intagliate nel verde della vegetazione, chiuse tra i bracci che dipartono dal dorso delle colline, come braccia materne stese a cullare il loro tepore fatto di storia e di sole.

Il comune di Massarosa e la Versilia. (Elaborazione grafica di Amerigo Pelosini)

Sembrano giganteschi moli: quello del Meto, della Gulfa, del monte Quiesa, con i loro bracci e crinali che si protendono in avanti, tra i quali s’aprono modulati golfi, come quello di Stiava sul quale s’affacciavano, ancora nel Medioevo, sei piccoli porticcioli usati per navigare il suo lago di origine marina che attraverso il canale Stiavola, oggi Gora di Stiava, si collegava alla marina di Viareggio.

Oppure quello di Portovecchio, sul quale a mo’ di faro vegliava l’antica torre della Pieve a Elici; quello di Bozzano stretto tra due sponde di olivi, all’ombra del colle di Loglia dove ancora posano i ruderi del castello degli Ubaldi, nell’eco delle battaglie che le sue mura sostennero; o l’antico scalo romano di Massaciuccoli a cui approdavano le barche con le pregiate merci che andavano ad arredare la vita e gli ambienti della villa dei Venulei, distesa sulle prime pendici del monte Aquilata.

E certo possiamo immaginarci il mare, nel suo progressivo e lento ritirarsi in epoca glaciale, poi tornare, per cedere infine, nel lungo volgere delle epoche e dei secoli, fino agli attuali assetti e confini, con la pazienza e la forza delle correnti a ricamare, addolcire, smussare il profilo di questi paesaggi quasi a un’armonia di semplici elementi geometrici.

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Tra le colline Massarosesi

Armonia che poi continua salendo per terrazze e ripiani, lungo i colli vestiti di oliveti, tra i quali a tratti s’aprono castagneti, pinete, boschi misti di lecci, carpini, cerri, accesi da macchie di robinia, di ginestre, di corbezzoli, e rari gruppi di mimose nelle loro festose fioriture primaverili; o vegliati dai quieti cipressi nel loro volgere al silenzio e all’azzurro del cielo.

Fino alle sommità di Corsanico, Mommio, Bargecchia, e poi Montigiano, Gualdo e Compignano che guardano, da una altezza di poche centinaia di metri, alle luci e ai colori della marina versiliese oltre la quale si distinguono l’isola d’Elba, la Corsica, e a volte l’intera costa tra Livorno e il golfo di La Spezia; paesaggi che appaiono a volte chiari e netti, a volte più sfuocati, secondo la limpidezza dell’aria e gli umori del tempo. Territorio così ricco di zone e habitat diversi; dove un ambiente palustre volge nello spazio di qualche decina di metri a un pendio collinare, per poi scomporsi tra terrazze coltivate a olivi e boschi, che vengono poi a formare, nel loro insieme, un ininterrotto balcone sul mare e le coste tirreniche.

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Il lago di Massaciuccoli

Qui s’aprono all’improvviso incantati borghi, austere pievi o antichi casolari; e la natura e la storia insieme fioriscono in qualche mazzo di margherite cresciuto tra i ruderi di un antico castello, o in un cespuglio di ciclamini spuntato sul bordo di antico selciato romano. Dove la natura stessa diventa un prezioso percorso all’interno della storia dell’uomo e della sua civiltà.

Tratto da “Massarosa terra di Versilia”, testi di Arturo Lini, foto di Amerigo Pelosini, Caleidoscopio editore, Massarosa (LU), 2006. Vietata ogni riproduzione, salvo il diritto di citazione, l’uso personale previa citazione o diverso accordo con l’autore. Le fotografie appartengono ai rispettivi autori, dove indicato, nella relativa licenza d’uso.

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